martedì 1 settembre 2015

Il suono del silenzio.


Giorni fa ho risentito una vecchia canzone di Simon & Garfunkel, the sound of silence, una canzone a cui sono personalmente legato, per nessun motivo razionale particolare, forse perché l'insieme di melodia e parole mi ha sempre creato una suggestione particolare, di dolcezza, di interiorità, di elementi che non possono essere percepiti fisicamente ma che conoscono la strada da percorrere e come percorrerla. Questa cosa mi ha fatto ricordare un certo nostro metodo, dove parliamo di sviluppo personale, di ascolto interiore, di espressione delle proprie qualità...

Quando siamo ai nostri livelli e cavalchiamo le nostre visualizzazioni, a livello di scena di natura o di laboratorio, entriamo, in effetti, in un mondo silenzioso, ovattato, ma ricco di tante sfumature e di tanti contenuti. Siamo soli con noi stessi, con la nostra soggettività, e attiviamo una comunicazione con la nostra mente che ci può regalare momenti intensi ed emozionanti.

Siamo lì, in silenzio, però sentiamo le parole o i rumori, vediamo o percepiamo delle scene in cui ci sono oggetti, piante, animali, persone, ci arrivano emozioni o sensazioni che parlano di noi, del nostro momento attuale, delle nostre preoccupazioni oppure dei nostri desideri. È come essere in un’altra dimensione, "dove le parole non contano" e dove la percezione del tempo e di noi stessi cambia, si evolve e si espande in percorsi che possiamo seguire con leggerezza o con fatica, con gioia o con tristezza, con fiducia o con ansia, con entusiasmo o con distacco.

Nella canzone il testo dice:

"ciao oscurità vecchia amica mia
sono venuto per parlare ancora con te
perché una visione strisciando senza far rumore
ha sparso i suoi semi mentre stavo dormendo
e la visione è così piantata nel mio cervello che rimane ancora lì
nel suono del silenzio..."

Mi sembra così attinente è vicino a quello che anche noi incontriamo quando chiudiamo gli occhi e seguiamo una certa scala dei colori.

E poi ancora altre parole che illuminano percorsi già vissuti:

"... vidi migliaia di persone o forse più
che comunicavano senza parlare
sentivano senza ascoltare..."

Suggestioni che mi ricordano un "prato" speciale che alla domenica sera si riempie di belle persone o altri cicli, sperimentati nel T.E. e nell'A1, che portano ad allargare i confini della nostra mente e di conseguenza della nostra visualizzazione. Succede anche nella vita di tutti i giorni quando, incontrando qualche persona, comunichiamo senza parlare o sentiamo senza ascoltare...

Le parole a volte sono superflue o non descrivono pienamente quello che fluisce dall’altro canale comunicativo, più ricco e completo e penso che dovremmo migliorare il suo utilizzo con chi ci sta vicino, soprattutto nel contesto associativo o familiare, dove certe barriere che troviamo in altri contesti sono minori o assenti del tutto, almeno si spera…

Mi sembra più stimolante e poetico pensare che posso decidere di trovare un momento tutto per me per andare ad ascoltare il "suono del silenzio" piuttosto che fare una tecnica mentale.

Cambiando l'approccio e le parole magari anche la mia esperienza soggettiva darà risultati migliori e gratificanti. Qualche volta il limite oggettivo in cui cadiamo approcciando i nostri livelli solo per fare un rilassamento o un esperienza sintetica o una tecnica di pronto impiego, potrebbe piano piano venir superato se ci diamo le indicazioni giuste, se stimoliamo la nostra creatività e mettiamo in atto quel l'indicazione, che viene data al base, di "giocare" con la nostra mente, giocare come fa un bambino, mettendoci tutto se stesso e coinvolgendosi "come se" fosse la realtà.

Sicuramente la canzone "the sound of silence", sarà stata scritta con altre finalità e per altre motivazioni, però lo spunto che io ho ricevuto è stato questo, quello di considerare in modo diverso quel prezioso mondo che troviamo quando decidiamo di "ascoltare" con tutti i nostri sensi soggettivi il nostro "suono del silenzio". Probabilmente non è un caso se anche prima di capire bene il testo le sensazioni che ne ricavavo ascoltandola erano particolari, di intimità e di profondità. Chissà, magari tra qualche tempo scopriremo che Simon o Garfunkel hanno partecipato a qualche corso di "Mind Dynamics", del resto gli anni sono quelli...

Mauro Sarti - Trieste, 31.04.2015

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